‘GEMINARIO’ DI PAOLO OTTAVIANI
Geminario (Edizioni del Leone) di Paolo Ottaviani si segnala come un riuscito intreccio di biografia privata e collettiva, generazionale (dalla nascita nel 1948, all’invasione sovietica dell’Ungheria nel ’56, alla rivoluzione cubana nel ’59, fino ai delitti politici di Pasolini, di Allende, di Moro). Un poemetto “esistenzialista”. L’altro piano dell’intreccio è linguistico, tra il dialetto arcaico umbro-sabino e l’italiano poetico. Questo intreccio passa anche a livello tematico, perché a fronte della speranza e della disperazione storica c’è la vicenda poetica dell’Italia: Pasolini, Montale, Zanzotto, Caproni, fino al modello attivo del dialetto (o neovolgare) praticato e teorizzato da Scataglini, e rilanciato dalla teoresi della rivista “Lengua” tra gli anni ’80 e la prima metà degli anni ’90. Franco Scataglini incontrato in sogno, è il Virgilio di Ottaviani. La sua quartina di senari viene forse dalle quartine di settenari dell’anconetano, perfino nell’alternato delle rime. La sintesi è fulminante, l’eco di Jacopone e di altri volgari predanteschi e successivi molto forte e convincente; stendardi di arcaica pubblicità morale, lapidi e iscrizioni calamitanti, anche nel non capito immediato, questi versi umbri sono davvero straordinari, veicoli di contenuti critici in forma di filastrocche puerili, tra la predicazione ideologica e l’irresistibile e vitale, persino insolente, vitalità fonica. Altro discorso per le terzine in italiano, che “traducono” le quartine neovolgari: da Pascoli a Pasolini, qui si sente di più lo sforzo, anche se il modello attivo pare quello autobiografico di Saba, ma con un limite metrico di autosufficienza: il secondo verso della terzina non è mai rimato con il primo della successiva, e questo delude un po’ l’orecchio dell’intreccio metrico, lasciando a metà lo sperimentalismo in lingua, che invece nel dialetto funziona perfettamente, data la maggiore facilità dell’alternato in rima sull’incrociato del rilancio dantesco. Il “gemello” è meno sviluppato. Resta il fatto che Ottaviani sembra venire proprio dai succhi di poetica del ventennio passato, che sta ora fermentando quella “lengua”, o nuova lingua antica, per dire la storia e la poesia di nuovo compagne per il tempo a venire, in una biografia che non rimuova più il dato reale, a patto di superare lo stesso mito poetico e storico, per una nuova filosofia e “avanguardia della tradizione”.