‘ULTIMATUM’ DI MARIA GRAZIA NIGI
Eccoli, elencati uno ad uno: vizi, disvalori, meschinità, peccati del nostro contesto sociale e del nostro – anche personale – comportamento quotidiano – ed inchiodati ognuno col relativo lapidario avviso wanted, composto con versi taglienti, ironici, caustici: Ultimatum di Maria Grazia Nigi (Edizioni del Leone). Civiltà alla deriva, si direbbe, alla quale la poetessa dà il suo ultimatum, ritenendo ormai colma la misura. Ma, e sottostante a tutto, anche una epocale panoramica della “sindrome di Peter Pan”, come la definirebbe Dan Kiley, a matrice della crisi che non sai più discernere se adolescenziale o di senescenza, collocata in quel punto che satura l’angolo giro, e che apre e chiude una circonferenza descritta; o ancora, di quello stesso punto che incrocia (ma dipende dalla visione della storia) i due cerchi dell’otto infinito. Svolgimento o regresso? Forse poco importa. O importa tutto, secondo quella didascalia all’occhiello del libro che è affilata come un rasoio: “Niente è più temibile / della verità. / Assassina d’ogni menzogna”. Ma la silloge, per una compiuta assunzione, andrebbe, a lettura finita, ripresa e centellinata dall’ultima composizione alla prima, data l’impossibilità a passare la partita senza quell’intima germinazione che riproduce il pensiero sottile sull’uomo – quello che dà senso al senso e che sta nella mente e nel cuore di Maria Grazia Nigi: “E non so bene ancora / cosa aspetto, / (sempre il principio / di una fine) / di un’alba o di una rosa. / Di Dio o di un Uomo, / che poi diventa un dio / se mai s’è fatto Uomo”. Si ha, in questo, (nel suo genere) una poesia da assimilare secondo direttrici desuete – al di là forse delle stesse pre-visioni dell’autrice – e che pertanto necessita di meditazione lenta, che consideri anche ed appunto le due curve che, figurativamente partendo dagli alluci (occhiello e sberleffo) si congiungono al terzo occhio. Insomma, secondo quella insita lezione umana che ci deriva dall’arco gotico. Poiché solo così si potrà dire di una totale illuminazione… Peccato che di poesia come questa oggi se ne registri piuttosto poca, ed anche alquanto sotto tono. La Nigi però, nel caso, tiene lezione e propone la qualità a invidiabile supplenza della quantità. Da vera maestra.