IL SOGNO SECONDO JACOBELLIS
“Sulla nostra / incerta presenza / qualcosa caduto / dal piombo del cielo / disorienta l’attesa / nasconde l’amore / si frange come l’onda / che perde la riva / resta soltanto / un ripostiglio di luce / e l’ultimo suono / uscito dalla soglia: / la vita bipartita / ha perso l’ancora / e cerca la chiave / per fermare il tempo.” Così Gianfranco Jacobellis nella sua ultima raccolta A lezione di sogno (Biblioteca dei Leoni). Nel sogno le figure, i colori, i tratteggi, le illusioni, gli inganni prendono corpo palpabile e rincorribile, quasi una stoffa predisposta alla piega, per farsi leggera o pesante a seconda della effimera velatura dell’irreale . Anche il tempo non ha momenti di sospensioni, tra le improvvise assenze che annebbiano il quotidiano o le ombre confuse che si affacciano minacciose. L’onirico impone la sua magia tra gli intervalli che aprono squarci materiali, pronti a decifrare le incertezze del silenzio o le cesellature del visibile. La lezione di Freud ci insegna a leggere per decifrare tutto quanto di criptico si nasconde tra le fulminazioni del sogno; e la poesia del nostro offre numerose occasioni di svelamenti, sfuggenti sino al loro estremo esaurimento, per riversare memorie e simboli, come a rincorrere una clessidra quasi del tutto svuotata. Continuiamo a sognare ma “La dialettica dei contrari / è la connessione dei tempi / così se la luce / declina nell’ombra / come la vita nella morte / sono soltanto / assenze transitorie.” Lingua e stile sono elementi essenziali in questo viaggio di Gianfranco Jacobellis, che potrebbe apparire anche come indagine, vera e propria escursione nella parabola che mescola conoscenza e immaginazione, ascolto e solitudine, segreti e rimembranze.