GIULIO GHIRARDI E LA MEMORIA
“Camminando per Venezia par di sentire le onde sotto le suole” scrive Giulio Ghirardi (1944-2014) ne Il teatrino tascabile libro che, insieme a Numeri Chiusi e a Un cumulo di bugie è una Trilogia (editore Gangemi) introdotta da Renato Minore, presentata all’Ateneo Veneto da Edoardo Pittalis, editorialista de “Il Gazzettino”, Paolo Leoncini e Alberto Zava dell’Università di Ca’ Foscari. “Elementi ricorrenti nella sua scrittura sono la pittura, la musica, il suono, il silenzio; la frase diventa orchestra, ora barocca, ora vivaldiana, o pop. Venezia c’è sempre” ha detto Pittalis: “Ghirardi, grande viaggiatore, anche quando rimane a lungo a casa, è come se viaggiasse in notturno in un mare in tempesta”. Alberto Zava, nel suo saggio dedicato all’autore, ha definito le pagine di Giulio Ghirardi “quadri narrativi” e, in particolare, quelle della Trilogia per i toni sensoriali e percettivi, veri “universi pittorici”. Nei testi di Giulio Ghirardi la memoria ha uno spazio privilegiato, sia nei versi che nelle pagine di prosa, sempre fortemente poetica. “La memoria è una scatola magica, si apre e si chiude, i ricordi scappano” scrive Ghirardi e, non a caso, “piccolo impiegato della memoria” l’autore ama definirsi. Per Paolo Leoncini quella di Ghirardi è una “scrittura allegoricamente tangente all’esistenza, pervasa di ironia e di una serietà tragica”. Ma che, alla fine, ci lascia la capacità di sorridere. Giulio Ghirardi è scrittore anomalo, originale, poeta, saggista, autorevole critico d’arte, e le sue opere sono sempre di più oggetto di indagine da parte degli studiosi, che vogliono scandagliare i suoi scritti in cui trovano profondità di pensiero, introspezione psicologica, intuizioni poetiche e filosofiche, stile elegante, raffinato e fuori dal comune.