LA POESIA CIVILE DI ROBERTO ROVERSI
… Dalla metà degli anni Sessanta Roberto Roversi pubblicava solo per case editrici piccolissime: come Trenta miserie d’Italia per la casa editrice Sigismundus. Più spesso, pubblicava fogli fotocopiati. “Ho sempre scritto su giornali di sinistra: più erano di sinistra, più ci scrivevo. Ho diretto Lotta continua, dopo Pasolini e Pannella: l’ho fatto perché pensavo che la libertà di stampa fosse in pericolo. Adesso non scrivo – si potrebbe dire – perché nessuno me lo chiede”. Amava il giornalismo più di quanto questo meritasse: “Sono immerso nella carta stampata da quando sono nato. Amo i giornali: mi piace leggerli, dissentire, arrabbiarmi. È solo che i giornali italiani sono per lo più scritti male. Il giornalista che scrive bene invece mi commuove, mi fa andare in brodo di giuggiole. Lo vado a cercare, lo inseguo”. Nelle interviste, ad esempio ad Angela Manganaro, citava “il grandissimo Marx” e Jovanotti. Antiberlusconiano sui generis (“L’accanimento contro di lui è stato impostato in un modo talmente viscerale, scorretto, e accanito da coprire la mancanza di argomenti alternativi ed efficaci da parte nostra”). Impietoso anzitutto con la sua parte: “La sinistra è debilitata, anchilosata, monca: gira con una gamba di legno appoggiata a un bastone, come i reduci di guerra. A volte fa tenerezza nella sua mancanza assoluta di potere comunicativo. Non corre più: dovesse correre dietro a qualcuno ruzzolerebbe per terra con la sua gamba di legno”. Aveva occhi buoni e barba, pure quella risorgimentale, a due punte. La moglie Elena, la casa al quarto piano di un palazzone bolognese. Curioso, anche musicalmente. Ha composto per gli Stadio, pensando a Maradona (Doma il mare, il mare doma) e chiedendosi chi fossero i Beatles. E poi Tre dischi, dal 1973 al 1976: Il giorno aveva cinque teste, Anidride solforosa, Automobili. Quest’ultimo lo firmò con uno pseudonimo: Norisso. Roberto Roversi voleva che nell’album confluissero tutti i brani dello spettacolo Il futuro dell’automobile e altre storie. Dalla – e casa discografica – scelsero solo quelli meno politici, tra cui Nuvolari. Roberto Roversi portò Dalla nei territori della sperimentazione. Dei media cannibali (Carmen Colon), del mercato (La Borsa valori), della delinquenza minorile (Mela di scarto). Delle gemme (Tu parlavi una lingua meravigliosa). …