GLI ALTRI LUOGHI DI LUCIA GADDO

GLI ALTRI LUOGHI DI LUCIA GADDO

La nuova raccolta di Lucia Gaddo Eventi primi (Macabor Editore) pone al critico il tentativo di un’indagine intenzionale per verificare il presente nell’ottica di un percorso ormai quarantennale. Si potrebbero trarre dalla nota due elementi: “segni che esercitano l’ispirazione” e “storie che intreccino fra loro nel reale come anche nell’immaginario”; ma l’analisi, per ovvie ragioni parziale, fa emergere un’area diversamente cognitiva intesa a individuare coordinate interne ai testi nel rapporto inevitabile con l’alterità: tale indagine si sviluppa da pur limitati segmenti. Poiché, componente essenziale, l’autrice edifica le sue strutture su un lessico personale, è possibile rilevarne la cifra distintiva. Una voce lessicale quindi può indirizzarci verso un territorio costituito di tasselli che integrano e consolidano un organismo linguistico peculiare; per esempio, l’aggettivo virente che vi ricorre sembra collegarsi al Primo vere e di conseguenza rinviare a un calco dannunziano, ma non è così: la lirica Cum serto, composta per una determinata occasione, supera l’apparenza ‘floreale’ cristallizzando semmai un’erudizione settoriale per innalzarla a status poetico: “Ogni bellezza echeggia / e geme nelle vive e nelle morte stagioni”. Dunque il tratto originale parte dall’intima cellula della parola per stabilire ‘costruzioni’ sempre più precise eppure ricche di riverberi e idonee a riprodurre la purezza dell’idea. Non minore importanza riveste il fattore prosodico, il quale istituisce formanti metrici disposti in modo variabile rinnovando la prospettiva con pagine ineccepibili sotto il profilo tecnico e versi regolati poi interrotti da ‘impulsi’ ritmici elusivi di qualsiasi prassi precostituita. Se si dovessero esaminare i caratteri teorici, si troverebbero differenze notevoli fra l’estensione del macroverso e altri nuclei di un linguaggio contenuto, quasi prosciugato di eventuali velleità esornative. Ma la parte strettamente letteraria concepisce traslati progressivamente innalzati a valori allegorici, rifuggenti da influssi convenzionali per collegarsi a un proprio modello, soggetto non di rado a radicali mutazioni. È opportuno perciò concordare col prefatore per questo libro Di Lucia Gaddo a proposito di “visibilità misteriosa” che emana dal paesaggio, non solo illustrativo, con una profonda penetrazione nella oggettiva presenza della ‘materia’. Senza addentrarci nei vari momenti, perfino familiari o quotidiani ma trasfigurati dall’assunto verbale, è d’occorrenza notare che Lucia gaddo non perde di vista, per quanto proiettata in un ‘oltremondo’ spirituale, la coscienza dell’esserci e dell’io: “Perché Eterno è ora” (Atterraggi). Discettando sui tanti aspetti di questa poetica, viene spontaneo ritenere che il dato precipuo sia emozionale o figurativo e, considerata la inestricabile commistione fra eventi e fantasia, ne consegue una quantità di relazioni che solo uno studio comparato sarebbe in grado di definire. Ci atterremo quindi al segno introduttivo che perviene in molte composizioni a una perfetta coerenza stilistica nulla perdendo del suo concreto e addirittura istintivo risultato: ciò si deve a una natura già di per sé identificata, che segue in una specie di ‘premonizione’ il suo iter in piena libertà; è il rigore della stesura (molteplici dettagli lo confermano) a produrre esiti irreprensibili. Si legga la poesia Nevicata della sezione cromie sonore: un’eleganza anche fonetica traduce nell’immagine il sentimento incorruttibile della bellezza: spesso l’abbiamo pensata, ma la creatività ‘razionale’ cerca di renderla viva. Certi di un confine che non si può valicare, ci affidiamo a quello slancio ideale che genera più ipotesi, di cui almeno una potrebbe rappresentare la strada per altri luoghi, della memoria o dell’oblio.

Luciano Nanni

Literary.it

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