TUTTE LE POESIE DI FRANCO MANZONI
In fervida assenza (Edizioni Raccolto) è la raccolta di tutte le poesie di Franco Manzoni. È quindi uno strumento nato con l’ambizione di essere quadro generale e riepilogo di una voce certa e conosciuta della poesia italiana a cavallo tra i due secoli che segnano poi lo spartiacque anche tra due millenni: il nostro tempo insomma, il proscenio di una intera generazione poetica operante a partire dagli anni Settanta del Novecento e tuttora nel pieno della propria elaborazione teoretica. Qui, in questo libro, in ordine diacronico, si susseguono le dodici raccolte dell’autore, da Esausto amore, uscita nel 1986 per Crocetti Editore, sino a Casa di passaggio, edita nel 2001 da Signum Editore. Ma il libro uscito presso le Edizioni Raccolto opportunamente comprende anche poemetti e poesie pubblicate su riviste, prima e dopo le due date qui indicate; prima tra tutte le riviste ovviamente Schema, fondata da Manzoni nel 1984 e da lui ininterrottamente diretta (seppur con altri avvicendatisi al suo fianco negli anni). Ecco allora che In fervida assenza prende le mosse dalla prima raccolta edita appunto sulla rivista sopra citata, quel Morbido (poi riproposto nel primo libro, Esausto amore) che nel 1985 rivelava lo stile e la presenza di Franco Manzoni. La lettura di questo volume, elegante e curato anche dal punto di vista tipografico ed iconografico, mostra quindi plasticamente a chi vi si accosta tutti i caratteri di una presenza forte: la potenza di uno stile capace di elaborare nel proprio registro molteplici influenze: dai classici greci al lirismo novecentesco, dagli echi pascoliani alle accentuazioni dannunziane su su fino alle diverse interpretazioni ritmiche della scrittura in versi, capaci di privilegiare le sonorità della parola, attraverso gli studi sul ritmo. Rime interne, senso delle assonanze, figure come la sinestesia e lo stesso climax “misto” del linguaggio attinto spesso al parlato, alla “verità della realtà”, ma poi stravolto e reso martellante e in frequente slittamento timbrico dalla creazione di enjambement che spostano suono e senso da una visione, da un’immagine all’altra, in versi sospinti da improvvise accelerazioni, da un uso frequente di quinari, senari, addirittura quadrisillabi, parole uniche erette a traghettare le concitate e taglienti emozioni da un verso all’altro. A questa temperie si alternano, negli stacchi, negli slarghi di quiete, precisi e perfetti endecasillabi italiani, utilizzati là dove tutto si acquieta e questa poesia riflette su se stessa. La poesia di Franco Manzoni è un viaggio, una riflessione profonda sulla natura dell’esistenza; un cammino in cui compare spesso la tragedia; dalla raccolta d’esordio, Morbido, scritta al bagliore sinistro e accecante di una agonia, proseguendo attraverso tappe come Faccina, raccolta dedicata alla figlia Beatrice, mancata 119 giorni dopo essere nata o Lettere dal fronte (1993) testo scritto rielaborando poesie e appunti ritrovati nel diario di Franco Manzoni, zio del nostro autore, caduto in combattimento in Africa Settentrionale nella primavera del 1943. Chiudo facendo mia un’acuta osservazione che sulla poesia di Franco Manzoni ha scritto Guido Oldani: è questa, ha detto Oldani, una poesia in cui si sente “il respiro forte degli avi, lo sbocciare delle generazioni e l’oscillare dei destini, l’increspare di fragore di una guerra di cui c’è memoria e un intenerire nonostante tutto e tutti”.