ALBERTO MARIO MORICONI L’INCENDIARIO
È stato definito «il poeta più originale del nostro secondo Novecento» (Cesare Segre), che «sfugge a ogni possibilità di inquadramento nel panorama della poesia novecentesca» (Elio Gioanola), la cui «sperimentazione di grande originalità nel panorama del nostro Novecento non ha molti esempi che le si possano avvicinare» (Giorgio Patrizi) e il cui linguaggio «ridefinisce i confini del genere “poesia”» (Niva Lorenzini). Alberto Mario Moriconi, che è scomparso nel 2010 a novanta anni, ci ha lasciato in eredità un’esperienza straordinaria e inimitabile di poesia che mescola la più viscerale stratificazione colta a umori solfurei nella formula di una luciferina energia intellettuale di matrice illuministica. Un procedere ironico che si può vedere nelle righe che dedica alla sua vita di poeta (in Vita becera del poeta, da “Un carico di mercurio“): “Meno / la vita becera / del poeta, / mi tengo il ceffone / o mal lo rendo, / tento / schivare il briccone e m’industrio / briccone, / scendo / nella mia stima, patteggio, mi / svendo. // Oh ma a quel nono patto / mi rizzo, rilutto, m’impunto: / strappo il contratto. / Sì sì, riscalo / la china. / Miserabile, porto / quel mio gesto d’oro in regalo / ai miei. / Con gli occhi a una cima, / rimbocco il mio sozzo / angiporto.”
Alberto Mario Moriconi è stato un “incendiario della poesia,” secondo la definizione di Giuliano Gramigna, già a partire dai tre libri maggiori dei suoi inizi: “Dibattito su amore” (1969), “Un carico di mercurio” (1975) e “Decreto sui duelli” (1982), che erano stati pubblicati da Laterza ed erano da tempo esauriti prima che Tullio Pironti (l’ultimo editore di Moriconi) non li riunisse nella “Trilogia tragicomica”, edizione rivista e accresciuta di numerosi inediti a cura di Armando Maglione. E la trilogia di Alberto Mario Moriconi è una grandiosa mise en scène, tragica e comica, con stupende invenzioni contenutistiche e formali, con vicende esemplari e personaggi-simbolo, di ogni tempo, di ogni luogo, di ogni genere, illustri e anonimi, della fantasia e della realtà, degni di una aggiornata “encyclopedie,” un personalissimo “dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers” in versi. Come il resto della sua produzione fino a Il dente di Wels (Pironti, 1995), Io Rapagnetta Gabriel – e altre sorti (Pironti, 1999), Non salvo Atene (Pironti, 2007), la Trilogia contiene e drammatizza tutti gli attraversamenti della vita di Moriconi, a partire dalla sua iniziale professione di penalista poi docente di Letteratura drammatica all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Acuto osservatore e commentatore delle vicende letterarie e no, tutt’altro che tenero con se stesso e con gli altri, colleghi e concittadini.