La Poesia italiana del Novecento - The italian Poetry of the 20th century

Patrizia Riscica


 

Patrizia Riscica è nata a Padova nel 1951, vive a Treviso, dove lavora come medico presso un Servizio per le Dipendenze. Ha pubblicato le raccolte di poesia: Così su due piedi (Edizioni Montedit, 2004), Immagini Capovolte (Edizioni del Leone, 2007), Un corpo dopo l’altro (Edizioni del Leone, 2010), un’innovativa opera di versi e fotografie da cui è stato tratto uno spettacolo di teatro danza, e Dialoghi imperfetti (Biblioteca dei Leoni, 2013), un libro scandito in sei parti il cui tema è il dialogo come tentativo di comunicazione con l’altro, con se stessa, con l’altra se stessa.

 

 

Web        www.patriziariscica.it

 

Web        http://www.literary.it/autore.asp?id_autore=2813

 

Email      patriziariscica@gmail.com



POESIE


da Dialoghi imperfetti

 

Dialogo con la poesia

 

Come è difficile la parola!

le parole a volte trasfigurano lanima

la travestono da pagliaccio

la truccano con colori vistosi

la fanno inciampare mentre si trascina

in lunghi abiti sfilacciati

 

e lei non si riconosce più

mentre attraversa spaesata

la piazza dei poeti.

 

***

 

La vita è unemozione da spegnere,

direbbe un saggio,

ma il poeta non ci crede,

troppo sciocco e irresponsabile,

vuole scavare lanima,

per poi lasciarla sfinita

in uno spazio senza tempo,

un non luogo, dove

abitano solo sensazioni

che scivolano sul corpo,

incartano la mente,

annullano la realtà.

Allora lanima, complice e vanitosa,

sussurra al poeta parole stregate.

Lui, incantato dalla loro bellezza,

chiama senza fine amore.

Solo così può riconoscere la vita.

 

***

 

e ancora chiama sempre amore,

ancora si tormenta e si affanna

tra parole che si incontrano e si scontrano

per schivare blocchi di banalità.

Il poeta di oggi si guarda perplesso

nello specchio di ieri,

scruta la sua immagine per trovare

finalmente una diversità.

Si attorciglia attorno ai versi,

li mastica a lungo,

poi li sputa come un bolo indigesto

attento a scorgere in quel grumo

una piccola bollicina di ingegno.

 

***

 

 

La poesia è un brivido dellanima,

un sussulto improvviso,

unonda perfetta che trabocca

e inzuppa la carne,

attraversa improvvisa la pelle

e si infrange in cielo.

Così milioni di piccole gocce di versi

si spargono sul mondo.

 

***

 

ma poi si incroceranno in un punto allinfinito?

 

***

 

inseguiti dall’amore

sconvolti dalla chimica, percorriamo

strade ripide, indifferenti a buche e precipizi,

ubriachi di rischio avanziamo sicuri

in cerca di luoghi segreti e inesplorati

l’amore intanto si attorciglia

in un groviglio di complesse relazioni,

ma è solo un inganno di reazioni, si,

semplici reazioni della chimica,

un enigma di biologia molecolare

combinato con un falso credito di vita

 

lo sai

nel carcere dell’amore

entrano tutti

per un desiderio avido,

per fame morbosa

per proteggere, consolare,

odiare, tradire, abbandonare,

infine rimangono rinchiusi nella cella n.1

del reparto Esistenza

 

per lei che non si rassegna,

assolve, nasconde,

insiste, piange,

subisce, punisce

per lui che possiede,

penetra, lacera,

riempie, saccheggia

pretende, contende

 

lo sai

la vita si inginocchia all’amore

con un’infinita preghiera

e con il capo chino

lo onora,

lui, l’incontro prezioso,

il signore dell’ anima

e del senso di ogni pensiero

 

 

***

 

quello che più pesa è il silenzio

 

parole ormai scolorite, smarrite

tra frasi consumate dalla fatica degli anni.

Parole logore che ci inseguono infelici

per avvolgersi grevi attorno a cose già dette,

congelate da sentimenti taciuti da sempre.

Che fare di queste nostre anime onnipotenti

che un tempo sfidavano il mondo al grido dellamore?

Che fare di questi cocci di relazione,

taglienti pezzetti dispersi,

mosaici non più ricomponibili?

 

 

***

 

Dialogo della sorellanza

 

Una consapevole sapienza femminile

si allarga nel mondo ancora indifferente

al coro che attraversa laria.

 

Il nostro corpo è uno scrigno

colmo di tesori da donare o depredare.

Il nostro odore profuma laria: unattrazione

irresistibile, una traccia sicura da inseguire.

I nostri umori scorrono gratuiti: sono cibo, piacere, vita.

La nostra anima è una pellicola che avvolge la Terra.

La Natura nutre il nostro esistere.

Siamo il rifugio, protezione, forza.

Siamo cavità che genera e consola.

Non cè nulla che non possiamo riparare,

fosse anche lultima guerra degli uomini.

 

Larte delle donne è la cura.

Il loro orgoglio è saperla offrire.

Il loro onore è saperla prendere.

 

Conosciamo il nostro mestiere:

ricuciamo e ricamiamo la vita

celebriamo la malattia e la morte,

laviamo e vestiamo i loro corpi

piangiamo con disperata accettazione

ogni abbandono, ogni rinuncia.

 

Le lacrime delle donne scorrono ovunque,

silenziose trascinano via rabbia e prepotenza.

Donne forti, risolute, scaltre che

si guardano alle spalle, sempre

attente a violenza e tradimenti.

Magicamente strette nel cerchio della sorellanza,

solo così saranno salve.

 

 

da Così su due piedi

Dipendenza

 

Mi abbuffo di riflessioni

bulimia di pensieri

non trovo libertà

cerco il vuoto

nauseata dalla pienezza

vomito parole.

 

Chirurgia

Eseguo piccole resezioni

con grande abilità,

frutto di lunga esperienza.

Recido escrescenze di pensieri

poi ricucio con il filo della riconciliazione

un nuovo ordine ben studiato

ricostituito

deciso a tavolino

con moderna tecnologia,

con anestesia calibrata,

con analgesia postoperatoria già stabilita.

 

Devo continuare a vivere

anche in questo silenzio

che grida da dentro

e batte pugni sul cuore.

Devo pur continuare

anche con un microtomo in mano.

 

Rughe

 

Sospendiamo il mondo

appendiamolo al gancio dell’irreale

restiamo così vicini

a guardarci le rughe

scorrere sulla fronte.

 

Sorriso

Sono inciampata in un sorriso

lasciato cadere per caso

l’ho raccolto per me (avida)

ora è nascosto nella tasca del domani

sarà utile.

 

da Immagini Capovolte

Canto di donne

Acquisizione

 

Prima di tutto arriva il tuo corpo

ad occupare quasi interamente

lo spazio del tuo essere.

Con lui ti giochi quasi tutta la vita.

 

Allo specchio quel corpo

non sempre lo riconosci

ti rimanda sguardi strani come a cercarti.

Ma non c’è altra possibilità:

è tuo complice.

Lo accarezzi con creme speciali

lo dipingi di colori

lo adorni con vesti cangianti

lo mascheri con sapienza

perché sia fantasticato

sognato

ancor più desiderato.

 

Poi percorrerai le strade di sempre,

millantatrice.

 

 

Finale con risoluzione

 

Ascolta e dimentica il pensiero,

cerca invece parole stregate

da sussurrarti piano,

quasi una cantilena,

una filastrocca incantata,

per avvolgerti di magia

(e di consolazione).

 

E poi,

accarezzati nella sera.

 

Ora le tue rughe allo specchio

non si nascondono più

neppure nell’ombra.

 

 

da Un corpo dopo l’altro

 

 

Cerchio di carne

 

Sono una strega.

La magia esce dal mio corpo

In una girandola di fumo azzurro.

Ho pronunciato già tutte le parole,

ho compiuto ogni gesto,

ho vissuto ogni vita.

Sono una giovane vecchia donna.

Il mio volto orrido è bellissimo.

Chi mi guarda rimane imprigionato

da un groviglio di significati

e s’incanta di vita.

Sono la principessa delle favole.

Sono l’eroina della tragedia.

Sono il dolore, la gioia, il piacere,

l’amore, l’abbandono, la morte, l’eterno ritorno.

Nessuno potrà bruciarmi,

e Satana non potrà mai domarmi.

Mi riproduco all’infinito

e lascio la mia traccia indelebile

attorno al mondo.

Un cerchio di carne.

 

 

 

Tacchi alti a Venezia

 

Sono una neofita del tacco,

con grinta e coraggio

affronto il cemento

e mi arrampico sui ponti.

 

A volte barcollo un po’, ma

subito riprendo il controllo.

Dentro me, un canto di orgoglio femminile.

 

Vado in giro tra le calli con le mie

lunghe gambe

passi brevi, ma determinati.

Cammino dritta,

indifferente agli sguardi.

Concentrata sui miei piedi,

penso solo alla meta.

 

Improvvisamente non ho più dubbi,

non ho paure.

Ora sono sicura, ho capito tutto:

inchioderò la vita con un tacco a spillo.

 

 

Dentro al corpo

 

Frugo il tuo corpo, ansiosa

scruto la tua pelle.

Impaziente e curiosa la esploro

senza perderne un centimetro .

Penetro ogni fessura, anche la più piccola,

percorro ossessiva ogni ruga, anche la più sottile.

Ti cerco disperata,

vorrei raggiungerti ovunque.

Esamino ostinata il tuo volto,

di sicuro nasconde qualcosa.

Osservo pupille scure e inquiete

dove da sempre mi specchio nuda di me.

 

Dimmi, dove hai nascosto l’anima?

tra le labbra rosee e mute?

attorno ai piccoli capezzoli?

è forse stata inghiottita dall’ombelico?

o è nascosta sotto i riccioli del pube?

o dentro i segreti del tuo culo?

oppure si avvolge maliziosa attorno al tuo sesso?

 

Ancora cerco con rabbia.

Vorrei morderti fino a sentire

il sapore acre del sangue

e come un verme penetrarti dentro.

Esplorare le caverne del tuo essere,

scavare allo sfinimento dentro la tua carne

per arrivare all’indicibile verità.

 

Di sicuro esiste

là, dentro al tuo corpo.

Almeno vorrei obbligarti ad una confessione:

ammetti, mi hai rubato l’anima.