Nelo
RISI
Nelo Risi è nato a Milano nel 1920 ed è morto nel 2015 a Roma, dove viveva. Le sue raccolte di versi: L’esperienza (1948), Polso teso (1956 e 1973), Pensieri elementari (1961), Dentro la sostanza (1965), Di certe cose che dette in versi suonano meglio che in prosa (1970), Amica mia nemica (1976), I fabbricanti del bello (1983), Mutazioni (1991), Il mondo in una mano (1994), Ruggine (2004), Di certe cose. Poesie 1953-2005 (2006), Né il giorno né l’ora (2008).
https://it.wikipedia.org/wiki/Nelo_Risi
http://www.treccani.it/enciclopedia/nelo-risi/
POESIE
Origine vertigine
Voce delle cose
delle onde delle piante brusii sommessi
frammenti in quel silenzio
così la musica tra due silenzi
un primo fondamento ha il seme
che dall’origine ci appartiene
è LA PAROLA un corpo fatto
della stessa carne dell’uomo
e del mondo capogiro in movimento
una vertigine dall’invisibile
al visibile che affiora
Alea
una serie d’eventi sfortunati (per es.
l’uso del latino o della storia senza
apprendistato) uno sbaglio di opinioni?
lo si dovrà pur rimediare, l’oggi
non è più un domani
La strada è polverosa la luce vaga
anche il tramonto è in fuga e la notte
una pietra levigata che non sia il momento
dell’antico fiume il nostro rubicone?
un ruscello e sembra un mare puro azzardo
che una volta sola è dato attraversare
un VADO O RESTO un tagliar corto
senza un amico cui consultarsi
solo con te stesso tu conosci
alternative un esito diverso?
L’attesa
Questo il mondo
almeno il nostro altri non vedo
un alito di serra se ne viene
dall’Africa rovente
squaderna i libri li sfarina
perderanno tutti i loro fogli
un manoscritto mai finito
scritture non convinte
L’ora se ne va porta via tutto
talvolta un sempreverde cupo
inopinato si tramuta in un
innaturale vigore e pure questo
è amore
Amore? ma se da sempre eravamo
al suo servizio
Metamorfosi o la piacevolezza del mito
Una sua vaghezza ha il sogno
che la terra in un ultimo battito
del cuore ammalato
giri tutta sola intorno a un sole stanco
prima dell’estrema circonvoluzione
Uomini donne nell’attimo
s’incendiano in uno slancio che acceca
stampati sul muro
come già visti a Hiroshima
Era la posta più alta la vita
un pensiero realmente espresso
di noi caduchi
dalle promesse mai mantenute
da desideri significanti
immaginando letizia senza paure
o ci fu risparmiata
una sofferenza più lunga?
Oramai scrivo a mano
la penna incerta galleggia
ma quel battito-gong a forma di cuore
che comprendeva intera la terra e l’annulla
doveva arrivare da molto lontano
altri cieli nebulose gassose
per un cuore tanto grande
da meritare ancora di vivere
Libro dei morti
Oggi mi sono ritrovato
sto quasi adagiato in un blocco
di porfido le mani ben composte
su dei fianchi appena abbozzati
doppiamente impietrito: ma è Thot!
non l’Ibis dei papiri no quello
dal viso di scimmia come le tante
incontrate nei villaggi semivuoti
e subito riconosciuto (questione di sangue)
abbiamo la stessa natura lui lo Scriba
il dio della parola creatrice
l’inventore dei concetti l’espressione del pensiero
l’ombra che va verso la luce poi si spegne
il principio della fine allorché l’angelo
cede alla storia…
Continuare…
che senso avrebbe
aver cura del tutto che non so
tanto da riempire un dizionario popolare
un tascabile d’enciclopedia
C’è un angolo di prato neanche poi
così lontano proprio al centro e di un ordine
dei cappuccini ora dismesso
con una panca zoppa e qualche frasca
del nespolo assecchito e lì mi siedo
sulle ginocchia ho i giornali del mattino
dicono quello che già so l’arcobaleno
sul declino di un mondo abbrunato
parole al vento così usate e sporche
che se ne vanno senza traccia
Ho vissuto con fiducia nel reale che non sento
il bisogno di portare con me niente
ho acquisito negli anni il piglio
di preservarmi dai vuoti dai richiami
del sociale dal come valutare gli incontri
lasciare al mezzo una conversazione le spalle
al banale limitare gl’inviti o a mattino inoltrato
fischiettare Mozart staccando la spina per cogliere
l’istante di vero che talvolta mi dà luce
Erede della tradizione
Nel gregge dei poeti
come un pittore a via Margutta
era consapevole di non essere stato
Dall’alto dei suoi anni
guardava con disagio al primo scritto
che gli aveva dato incerta fama
al tempo stesso alla fiacchezza
dei suoi temi più tardivi
Nato dal niente (aveva letto tutto ) nell’assillo
dell’angustia di pensare in modo nuovo
non gli riuscì di andare oltre la soglia
delle riviste di quartiere così ripetitive
o di un quaderno a pagamento
Eppure quel suo tema Gli Argonauti
se usato non era poi da sottovalutare
fu anche ricordato “poeta artigiano del
immaginario” vinse un premio
Sul tardi quella sera con una scheda in mano
di un Nietzsche perentorio che definiva
il linguaggio come una menzogna fu così
ridotto da rinunciare
a penetrare l’indicibile