Anna
SANTOLIQUIDO

Anna Santoliquido, nata nel 1948 a Forenza (Potenza), vive a Bari. Ha pubblicato le raccolte di poesia: I figli della terra (Laterza, 1981 Premio Città di Napoli), Decodificazione (Laterza, 1986), Ofiura (Laterza, 1987), Trasfigurazione (Laterza, 1992), Nei veli di settembre (La Vallisa, 1996), Rea confessa (Campanotto, 1996), Il feudo (Pulcinoelefante, 1998), Confessioni di fine Millennio (Uniongrafica Corcelli, 2000), Bucarest (Campanotto, 2001), Ed è per questo che erro (Smederevo, 2007), Città fucilata (Kragujevac, 2010), Med vrsticami/Tra le righe (Lubiana, 2011), Quattro passi per l’Europa (poesie scelte tradotte in Tedesco, Inglese, Greco, Edizioni Rega, 2011), Casa de piatrǎ/La casa di pietra (Bucarest, 2014), Nei cristalli del tempo – poesie per Genzano (plaquette, 2015), Versi a Teocrito (con traduzione in Greco, Inglese, Tedesco, Russo (Progedit, 2015), I have gone too far (Stepanakert, 2016, edizione inglese-armeno). Ha pubblicato anche un volume di racconti e ha curato diverse antologie, tra le quali Zgodbe z juga – Antologija južnoitalijanske kratke proze (Lubiana, 2005). È autrice dell’opera teatrale “Il Battista”, rappresentata nel 1999. Ha fondato e presiede il Movimento Internazionale “Donne e Poesia”.

annasantoliquido@libero.it

https://it.wikipedia.org/wiki/Anna_Santoliquido

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POESIE

da I FIGLI DELLA TERRA

La casa di pietra
Ho rivisto
dopo anni
la casa di pietra
avvolta dal sole
e dalla quiete.
Il tempo
nel silenzio
ha scolpito
la sua storia
sulla facciata esterna
per offrirla in dono
agli occhi curiosi
dei forestieri dell’estate.
Anche il vecchio platano
continua a dipingere
il suo quadro
con l’ombra fresca
che da lunghi anni
regala
alle pietre arroventate
e ai resti
di una porta
ormai consunta.
Il sedile
è ancora lì
testimone
nella sua dignità
di pietra.
Non c’è più colei
che dal volto bruno
e dai capelli bianchi
scrutava il cielo
a modo di preghiera…
Tutto aveva un sapore
di storia vissuta,
di rimpianto.
Ho rivisto la vita
in un ciuffo d’erba
cresciuto per miracolo
in una crepa.
Ho parlato con le pietre
della bellezza
della vita
e dell’amore.

Mio padre
Mio padre comunicava
con i suoi silenzi,
la profondità
del suo sguardo,
la curva
del suo corpo
ormai malato.
Mio padre scriveva
sulla faccia del mondo
con i colpi
lenti
ritmici
del suo bastone.

da ED È PER QUESTO CHE ERRO

Ritorni
I
chissà come sarò
tra cent’anni
se le gote saranno
muschio o terra

II
non sentirò il trapasso
mi rapirà la luce
le labbra non emetteranno rantoli
ma versi

III
vorrei accanto i ragazzi
il mulo nella stalla
i pulcini sotto il letto
le viole nel bicchiere

IV
ritornerò nei sogni
nei desideri delle madri
nella passione degli amanti
nelle nubi del mattino

Cimeli
(L’Africa)
I
padre
annegavi nel sangue
mordevi la sabbia
rimpatriasti con la guerra
nelle pupille
poi i campi si ammantarono
e spuntò la speranza
col tempo scontasti
gli orrori e l’audacia
immobile raccontavi
le danze tribali
il miraggio dell’acqua
di te è rimasto
il canto africano
e il ritratto

II
c’era l’America nei tuoi sogni
ti destreggiavi con la lingua
e i progetti
di notte vagavi nel deserto
abbeveravi il cammello e il dromedario
all’alba trottavi
col cavallo e la bisaccia

III
le tue dita erano piante aromatiche
il busto l’alveo del torrente
le gambe tronconi
cimeli bellici

IV
mi coprivi di fragole
e mammole
mi allietavi
con chiocciole e grilli

V
non eri solo nel fosso
il male però era tuo
le ossa si sgretolavano
per l’impotenza e la rabbia

VI
ho appreso da te
a dosare le parole
il tuo silenzio
era disperazione
e conforto

VII
non hai sfiorato
le guance di tuo padre
lo ammiravi all’orizzonte
con il sigaro
e il panciotto

VIII
piccola mia
in trincea i ricordi erano dolci
tra granate e pallottole
scorgevo le sembianze di tua madre
nel sonno badavo al raccolto
in Africa la smania era brace
tu eri già creatura nell’intimo

IX
batte forte il tamburo stamane
è il richiamo dei caduti
l’onda calda
un segno di pace

La madre dell’Est
a Desanka Maksimović
I
venne dall’Est
la grande madre
aveva il cappello
e il sorriso largo

II
si innamorò della luce
l’icona slava
dissertò con le pietre
e gli alberi

III
portò versi e fiabe
l’usignuolo della Jugoslavia
con nello sguardo
il colore della terra

IV
lambì l’anima della Puglia
la dea della poesia
gustandone i sapori
e la storia

V
declamò con la voce del Sud
la madre dell’Est
regalandoci sogni
e lirismo

VI
ci spronò alla gioia
la ninfa del bosco
spargendo amore
sulle strade a Mezzogiorno

Testamento
a Moma Dimić
I
lascio in eredità ai passeri
le emozioni represse
riscalderanno il nido
proteggeranno la specie

II
al falco lascio le visioni
e l’ampiezza della fantasia
aggiungeranno estro al volo
lo rallegreranno al vespro

III
al cerro e alla quercia
lascio l’intimità dell’opera
li aiuterà a sopportare il gelo
e le barbarie

IV
alla vigna lascio le idee acerbe
matureranno con il sole
saranno aglianico
e brindisi

V
alla luna lascio un sentimento mai nato
sarà incanto e resurrezione
dovrà covarlo con l’energia della scienza
e la genuinità dei semplici

VI
al fuoco e alla neve
lascio l’impeto del linguaggio
e la brina delle liriche
alimenteranno la tenerezza

VII
al fiume e al ruscello
lascio la liquidità dei segni
scorreranno fino a quando l’uomo
difenderà il creato

VIII
al cielo e ai bimbi
lascio i colori della scrittura
le rime e le assonanze
e i mulinelli dell’innocenza

IX
al nulla lascio la pena
i grumi di sangue
l’ansia delle doglie
e l’inquietudine

X
ai poeti lascio il dilemma
la giovialità del percorso
e la purezza delle pagine
li tramanderanno ai posteri

XI
alle parole lascio una carezza
soave come il miele di acacia
grata per la fedeltà
e la battaglia

da MED VRSTICAMI/TRA LE RIGHE

La sposa agreste
I
credeva che il firmamento si sfogliasse
invece lanciava fiamme
l’anima sull’incudine
i cavalli a briglie sciolte

II
lei pestava il sale nel mortaio
innaffiava il roseto
rattoppava la vita
pensando al suo uomo a New York

III
chissà come trascorreva le notti!
erano bianche o nere le sue donne?
il broncio e la voglia
li sciacquava alla fiumara

IV
il bastimento straripava di bifolchi
giorni tristi nell’oceano
la speranza tra i denti
la colpa nelle unghie

V
come conciliare i sentimenti
con l’acqua?
bisognava sradicarsi dalla terra
per raggiungere il nuovo mondo

VI
il bimbo nel grembo
sfidava il destino
lei intonava canti
che attraversavano il bosco

VII
le lenzuola erano candide
sull’erba secca
la giumenta scalpitava
sotto l’olmo

VIII
le lettere erano testamenti di tenerezza
frasi sanguigne
lei conservava l’organetto nella cassa
la candela sul caminetto

IX
al vespero allungava lo sguardo
lui non tornava dalla vigna
forse conversava nel porto
annusava il tabacco

X
“l’America è lontana
e io l’acqua non la passo”
ripeteva la sposa agreste
con il corpetto e il coltello

XI
la notte smaniava
baciava i figli
recitava il rosario
scagliava la scarpa al grillo

XII
per anni arrivarono i dollari
poi il filo si ruppe
la roncola falciò i coniugi
e vinse il silenzio

da CASA DE PIATRĂ/LA CASA DI PIETRA

Stupor mundi
a Tommaso Pedio
ho l’energia del Mezzogiorno
la testardaggine di chi ha partorito nei campi
e lottato con il padrone
gli stenti non mi hanno sconfitta

ho mischiato miele e fiele
attinti dalla terra
sono brigante e allodola
canto e maledico gli stolti

in me un oceano di fierezza
per la murgia le cattedrali le laure
le colline i castelli le foreste

rabbia e dolcezza mi contendono
sono ulivo e quercia
ginestra radicata alla costa

Erotica/mente
tolgo l’aglio dall’uscio
se arrivi di notte
ti affronto

i denti li frantumo
la smania di morte
è polvere di fronte al mio eros

nel cratere ho nascosto l’ampolla
se erutta mi illumino
e fecondo la pagina

nei poemi confluiscono i fiumi
vedo l’Arges il Reno il Tamigi
la Sava e il Danubio

nelle virgole scorrono l’Ofanto e il Basento
i punti sono stagni
delizia di rane e vermi

INEDITE

La casa nell’aria
col passare degli anni
ho costruito una casa
tra cielo e terra

la proteggono i venti
gli spiriti dell’aria
e le stelle binarie

è impastata di sogni
e brina del bosco
riluce notte e giorno

non ho tradito
la casa di pietra
mi attira la leggerezza

la casa sospesa
è adornata di versi
e germogli

mi rifugio
quando sono stanca
e trabocco

La profetessa Anna
la profetessa Anna
si guadagnò il cielo nel tempio
quanto distante la mia sorte!

scarabeo nell’ambra
mi dimeno
rido e piango

il mio regno è la pagina
in preda al delirio
mi avvinghio alle colonne

può la poesia sorreggere il mondo?
e se fosse il silenzio
più efficace del ritmo?

resto in ascolto ai crocicchi
se passa il vento
lo afferro e combatto

TRADUZIONI
from I FIGLI DELLA TERRA

THE HOUSE OF STONE
I’ve seen again
years later
the house of stone
wrapped in the sun
and in silence.
Time
silently
has chiselled
its story
on its outer face
offering it as a gift
to the curious eyes
of summer visitors.
The old plane-tree too
still paints
its picture
with its cool shadow
which for long years
it has given
to the burning stones
and the remains
of a door
long worn out.
The seat
a stony witness
in its dignity
is still there.
She is no longer there
she who darked-faced
and white-haired
questioned the sky
as if in prayer…
Everything had an air
of past history,
of regret.
I’ve seen life again
in a tuft of grass
growing miraculously
in a crevice.
I’ve spoken to the stones
about beauty
and life
and love.
(Translated by  Valerie Cleverton)

from ED E’ PER QUESTO CHE ERRO

RETURNING
I
who knows what I shall be like
in a hundred years’ time
whether my cheeks be
moss or soil

II
unaware of my demise
light will bear me off
my lips uttering not moans
but verse
III
I want the children beside me
the mule in the stable
chicks beneath my bed
violets in the beaker

IV
I will return
in the desires of mothers
in the passion of lovers

in the morning clouds
(Translated by Janet Mary Wing)

WILL
for Moma Dimić
I
I will leave the sparrows
my pent up feelings
to warm the nest
to protect their kind

II
to the hawk I leave my vision
and extent of fantasy
to inspire their flight
to gladden the dusk

III
to the oak and the turkey oak
I leave the intimacy of my works
to help them bear iciness
and barbarianism

IV
to the vineyard my unripe ideas I leave
the sun will mellow them
into aglianico
and health will be drunk

V
to the moon an unborn sentiment
as enchantment and resurrection must it be hatched
with the energy of science
and the authenticity of the simple

VI
to fire and snow
I leave the impetus of language
and the rime of its lyrics

they will fuel tenderness

VII
to river and stream
I leave the fluidity of signs
they will flow as long as humanity
defends the universe

VIII
to the heavens and children
the colours of writing I leave
with its rhymes and assonances
and its vortices of innocence

IX
to thin air I leave sorrow
blood clots
the anxiety of labour pains
and restlessness

X
to poets I leave the dilemma
the joviality of the journey
and the purity of the pages
to bequeath to posterity

XI
to words I leave a caress
as sweet as acacia honey
grateful for their loyalty
and the battle
(Translated by Janet Mary Wing)

from MED VRSTICAMI/TRA LE RIGHE

THE COUNTRY BRIDE
I
I thought the firmament shed its leaves
instead it threw flames
soul on the anvil
horses at full tilt

II
she crushed salt in the mortar
watered the rose garden
patched up her life
thinking of her man in New York

III
who knows how he spent his nights!
were his women white or black?
sulking and desire
washed away by the river

IV
the ship was brimming with peasants
sad days on the ocean
hope clenched between teeth
guilt under their fingernails

V
how to reconcile feelings
with water?
they’d had to rip themselves from the land
to reach the new world

VI
the child in the womb
challenged destiny
she sang songs
that drifted through the woods

VII
the sheets were candid
on the dry grass
the mare impatient
under the elm tree

VIII
his letters bore witness to tenderness
full-blooded sentences
she kept his hand organ in the chest
the candle above the hearth

IX
at dusk she gazed afar
he would not return from the vineyard
maybe he was down the docks chatting
sniffing tobacco

X
“America is far away
and I am not crossing the water”
she used to say to herself
the country bride with her bodice and knife

XI
at night she yearned
kissed the children
said her rosary
tossed a shoe at the cricket

XII
year after year the dollars arrived
then the thread was broken
the sickle severed bride from groom
and silence reigned
(Translated by Janet Mary Wing)

from CITTÀ FUCILATA

FREEDOM
freedom means
rising at the crack of dawn
to wonder at flamingos in flight

wander across meadows
seeking wild fennel
and mushrooms

overwhelmed with joy
before the beauty
head-over-heels for the verse

freedom is emotion
carnal delight
a canticle with a safe-conduct
(Translated by Janet Mary Wing)

from CASA DE PIATRĂ/LA CASA DI PIETRA

STUPOR MUNDI
to Tommaso Pedio
I have the energy of the South
the stubbornness of she who has given birth in the fields
and struggled with the boss
hardship has not defeated me

I have blended honey and bile
drawn from the earth
I am a brigand and a skylark
I sing and curse fools

in me an ocean of pride
around the Murgia the cathedrals the Lauras
the hills the castles the forests

rage and sweetness vie for me
I am olive and oak
gorse rooted to the coast
(Translated by Mary V. C. Pragnell)

from IN THE CRYSTALS OF TIME – POEMS FOR GENZANO

THE EXPLOSION
to Franca Amendola
when I was born
the torrent overflowed
the cocks crowed
and sparrows chirped

when I was born
the horses neighed
my mother ground her teeth
and committed herself to the Madonna

when I was born
the flying stars bargained
and a battlesome spirit
descended on earth

when I was born
the wind settled on the roof
gathered strength

and raised the birth cry
(Translated by Mary V. C. Pragnell)

aus DAS HAUS AUS STEIN

STUPOR MUNDI
für Tommaso Pedio
ich habe die Energie des Südens
die Dickköpfigkeit derjenigen, die in den Feldern geboren
und mit dem Herrn gekämpft hat
die Not hat mich nicht besiegt

ich habe Honig und Galle gemischt
sie aus der Erde geschöpft
ich bin Banditin und Lerche
ich besinge und verwünsche die Toren

in mir ein Ozean von Stolz
wegen der  Murge der Kathedralen der Lauren
der Hügel der Burgen der Wälder

Zorn und Sanftheit streiten in mir
ich bin Olivenbaum und Eiche
an der Küste verwurzelter Ginster
(Übersetzt von Julia Wachenfeld)

IN DEN ZEITKRISTALLEN – GEDICHTE FÜR GENZANO

DIE EXPLOSION
für Franca Amendola
als ich zur Welt kam
trat der Bach über die Ufer
sangen die Hähne
und die Buchfinken

als ich zur Welt kam
wieherten die Pferde
knirschte meine Mutter mit den Zähnen
und überließ sich der Madonna

als ich zur Welt kam
verhandelten die umherschweifenden Sterne
und ein kämperischer Geist
kam auf die Erde herab

als ich zur Welt kam
bettete sich der Wind auf das Dach
verschnaufte
und nahm den ersten Schrei auf
(Übersetzt von Julia Wachenfeld)

de ES POR ESO QUE YERRO

RELIQUIA
(África)
I
padre
te ahogabas en la sangre
mordías la arena
te repatriaste con la guerra
en las pupilas
luego los campos se cubrieron
y brotó la esperanza
con el tiempo expiaste
los horrores y la audacia
inmóvil relatabas
las danzas tribales
el espejismo del agua
de ti ha quedado
el canto africano
y el retrato

II
América estaba en tus sueños
te manejabas con la lengua
y los proyectos
por la noche vagabas por el desierto
abrevabas el camello y el dromedario
al alba trotabas
con el caballo y la alforja

III
tus dedos eran plantas aromáticas
el busto el cauce del torrente
las piernas muñones
reliquias bélicas

IV
me cubrías con fresas
y violetas
me alegrabas
con caracoles y grillos

V
no estabas solo en el foso
el mal sin embargo era tuyo
los huesos se disgregaban
por la impotencia y la cólera

VI
he aprendido de ti
a dosificar las palabras
tu silencio
era desesperación
y consuelo

VII
no has rozado
las mejillas de tu padre
lo admirabas en el horizonte
con el cigarro
y el chaleco

VIII
cariño
en la trinchera los recuerdos eran dulces
entre granadas y balas
divisaba las facciones de tu madre
en sueños me ocupaba de la cosecha
en África el deseo era brasa
tú eras ya criatura en lo íntimo

IX
suena fuerte el tambor esta mañana
es la llamada de los caídos
la ola caliente
una señal de paz
(Traducción de Emilio Coco)

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