BALESTRINI: SCRITTURA COME GIOCO

BALESTRINI: SCRITTURA COME GIOCO

“È un’opera su un’opera come tutte le mie opere indeterminate, un gioco senza scopo un’assenza di finalità, non ho nessuna idea di come tutto questo avviene io non ho niente da dire poiché tutto comunica già perché voler comunicare il significato è l’uso”. Questo testo è tratto dall’opera edita più recente di Nanni BalestriniCaosmogonia (Mondadori, 2010). Già la data di pubblicazione mette in evidenza un elemento fondamentale: che Nanni Balestrini abbia operato per più di cinquant’anni, relazionandosi, così, con tutti i drammi della storia e con tutti i cambiamenti che si sono succeduti a cavallo tra i due secoli. La poesia è tratta dalla sezione Empty Cage, in onore di John Cage, il compositore americano noto per i suoi esperimenti sonori. Sembra, infatti, che in questo testo Balestrini metta in pratica, nel linguaggio, quello che Cage faceva nella musica: la ricerca di sonorità che emergessero dal gioco combinatorio e di sovrapposizioni. Con uno stile freddo, da scrittura automatica, ci dice che la sua opera è quasi come un palinsesto, ovvero un’opera scritta su un’opera senza pretesa di completezza: indeterminata per l’appunto. Alcuni tratti che si potevano evincere dal Sasso appeso qui sono dichiarati palesemente: la scrittura come gioco e senza alcuna finalità. Perché nella poesia moderna non c’è finalità che tenga: non c’è scopo educativo o morale. La morale non la dà il poeta. Deve essere il lettore a trovarsi la propria. Perché il poeta scrive quasi automaticamente, senza idea di come avvenga il tutto, e senza avere nulla da dire. Il significato non è qualcosa di interno al testo (o alla storia), ma qualcosa che si viene a creare, strato dopo strato, a seconda dell’uso che si fa e del testo e del linguaggio e anche della storia.

Luciano Mazziotta

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