Arrigo
COLOMBO

Arrigo Colombo è nato nel 1921 a Milano dove è scomparso nel 2020. Le sue raccolte di poesia: Il viaggio sulla luna (Lacaita, 1993), Le Variazioni (Campanotto, 1998), Le Canzoni (Campanotto, 2006), Sull’estrema soglia (Lietocolle, 2011). Si è occupato di filosofia, insegnando nell’università di Lecce. Tra i suoi scritti: Martin Heidegger. Il ritorno dell’essere; Il destino del filosofo; Le società del futuro. Saggio utopico sulle società postindustriali; Utopia e distopia; L’utopia. Rifondazione di un’idea e di una storia; Il diavolo. Genesi, storia, orrori di un mito cristiano che avversa la società di giustizia. Nel 1985, ha fondato all’interno dell’Università di Lecce un Laboratorio di poesia e nel 1987 il giornale trimestrale di poesia “L’incantiere” e la collana di Quaderni de l’incantiere.

https://digilander.libero.it/ColomboUtopia/curriculum.htm

POESIE

Il viaggio
————–Ricordo di Thomas Stearns Eliot
————–il maestro

1.
L’autunno era giunto, la sua luce estrema
alberi e foglie in luce trasfusi
trasumanati disciolti
in pura luce
—————vibrava l’aria
——————————–splendore
in cui l’uomo si sperde ormai
dolcezza già troppo invadente
quasi un peso mentre corre e corre
nel suo viaggio

Si aprivano i monti
la valle si distendeva saliva rapida
l’aiuola verde luminosa
gli alberi in lamine sottili striate splendenti
le case ovunque così intensa la vita
in quei giorni estremi

E però l’aria già è fredda
nel treno che corre chiusi già i vetri
sta nel soprabito chiusa una donna nell’angolo

E indugia l’uomo mentre passano gli anni
già gli anni sono lontani
in questo lembo di giovinezza estremo
serrato in quest’angolo spadaccino
che il nemico il tempo incalza
e però spera l’estrema risorsa che d’un tratto
inverta le parti.
——————-Lui il fallito eroe
del grande sogno, l’eroe del labirinto
gli pesa il capo gli ciondola
un frutto maturo troppo ormai
che troppo ha atteso, troppo d’essere colto
imputridisce sul ramo
Ristagna l’idea, l’impotenza è l’estrema risorsa

2.
In quel pomeriggio tenue ricordo dell’estate
momento di desolata consapevolezza
la pianura vide oscurarsi e farsi cupa
già notte quasi – assorto nel pensiero
forse in un attimo passarono l’ore –
ma incerta una luce restava sospesa
sulla torbiera sui campi fradici d’acque antiche
Là biancheggiavano l’ossa del profeta
sparse, l’ossa del poeta dai sogni vani
e non udì la parola la voce nota
«quest’ossa non vivranno!» né gli fu mostrato
l’esercito esotico che popola la torbiera
il cimitero dei rottami immenso
Là di tempo in tempo si smarrisce
il braccio il piede l’occhiaia dove
brillava l’incantevole luce, la mano
Là spento ogni ardore e vigore, gioventù
tempo in cui si consuma lo sperpero

Poiché l’amore che divampa (troppo)
per la vita oltre la vita finisce nel tedio
l’amore dolente che accese
teneri gli occhi l’età remota
È angusto ormai lo spazio dell’anima
l’impetuosa volontà d’essere
È vuota la stanza segreta, la cella del Dio ignoto
invano sfiorò l’anima il mistero
inconsolabile il pianto

“Uomini, o uomini, riottose pecore
incerto gregge del pastore eterno
dai campi di Lete con voce afona vi saluta
dal suo romitaggio il profeta mancato, il poeta”

Ora più saldo quasi si sente
più forte pronto quasi a riprendere
E sotto è apparso il mare, l’immenso,
è apparso fino all’orlo di luce colmo
di colori e luce denso in quest’ora
È calmo, e morbido vibra e palpita
come il cuore di un uccello nella mano stretto
lo Spirito dell’acque che cova il mondo
E come uccello in amore è intenso e caldo
in quest’ora, e l’occhio il cuore
l’essere intero, il cosmo, sta immobile. A pena
quasi torna il ricordo l’ora cupa e tenta
resistere
———–Si frange l’onda in un suono alto

3.
Nella stanza il suo volto era come uno smalto
su metallo cupo dove i colori splendono puri
chiusi in lamina d’oro uno smalto antico
I capelli sciolti s’aprivano si spandevano morbidi
sulle spalle bionda seta tessuto folto di trame
Si perdeva nell’ombra il bianco del letto
la camicia leggera abbottonata al collo ai polsi
bianca
———–Sul letto seduta
fremeva il suo volto di un nascosto ardore
la voce intensa troppo che il desiderio consuma
le mani piccole tese impotenti ad esprimere
Era in quel pomeriggio il suo volto un crisantemo giallo
rotto dal sole in frammenti di luce, e la sua voce
un usignolo quasi roco dal languore di lunghe notti

Questo smodato fuoco l’impulso che l’ha sospinta
a lunga ricerca amorosa fanciulla non sazia
mai, abisso oscuro di cui il bacio e l’amplesso
sfioravano l’orlo appena
—————————–Nel fondo
era un terso lago, un liscio specchio sigillato d’ombra
Nel più fondo abisso scolpita da mano sicura
nella pietra essenziale, «al principio», era l’immagine
incomparabile in cui sta fisa e presa d’estasi
la Creazione
—————-Mistero di un’anima di fanciulla
fragile inquieta. Oh il disprezzo del maschio
l’occhio avido la mano, del maschio l’orgoglio
di una scatenata impotenza
———————————–È cenere, aspirato
in rapide nervose boccate si consuma
è un mozzicone sporco l’uomo, raffronto ineguale troppo impari
“O misura senza misura principio senza principio”

4.
«E si librò lo Spirito sull’acque», nelle profondità dove non era
luce la sua presenza «fu», si scoprì la sua figura
nell’attimo immensurabile
———————————–La calda fiamma
splendeva nel cielo attonito ardendo immobile
e la sua luce era pura e morbida quale occhio mai
non vide, il mattino più limpido, il più morbido
petalo di giglio
——————–Ed era nella segreta stanza
una persona presente viva, non umana non d’umano essere
figura e consistenza non corpo ma era tutto e solo
un volto interiore fatto d’anima, un termine d’amore
cui darsi abbandonarsi in un abbandono ultimo
estremo era imperiosa necessità
il giogo d’amore
——————–ma era anche un gesto
semplice, come chiudere gli occhi al sonno che giunge
gesto già presagito sempre, segnato nella natura
e pure atteso e atteso senza più speranza quasi

L’assalse il pianto allora e uno sconforto provava
struggente, e forse il più acuto, in questo impeto
di dolcezza
——————–di dolore si consumava
——————————————–O dunque
limpido lago profondo occhi che brillano quando
avvenne? quando mai rifulse quel giorno di luce?

5.
Fuori la sera avvolgeva le cose
la notte rapida (troppo tardi ormai)
avvolgeva le tracce del mare
i segni delle cose nel buio
i prati dal verde più tenero
che mai contemplò occhio umano
i colli più dolci che conosca il mondo

Perché tanto splendore
tanto impegno nell’opera di un giorno?
così dolce incantevole doveva essere
un mondo che finisce?

Nato troppo tardi
quando i secoli volgono al termine
e incombe la fine
l’ora che nessuno «neppure il Figlio» conosce
ma per noi segnata nell’esistenza, un peso
che ci trascina greve irresistibile
la più decisa volontà di non vivere
di una stirpe
Se pur continueranno i secoli

Sull’estremo lembo del tempo
indugia senza più forza ormai
gli si confonde l’idea ogni volta sul nascere

Che vale infine?
Poi che Tu vuoi
che il nulla canti la tua gloria
e poi ch’è giusto
che abbia fine l’orgoglio delle cose
e l’orgoglio del tempo
e poi ch’è scritto «sei polvere
e polvere ritornerai»
accetta di follia un canto
sull’estrema soglia
accetta una follia un canto
di follia un’estrema soglia
un’estrema follia un canto
un estremo

Ballata triste
—————————————–per Elide

1
Era un giorno di marzo e il sole ancora incerto
l’aria fredda ancora, l’umida viscida speranza
nell’aria umida viscida ristagna incerta,
il sole, l’inverno senza fine, la disperazione
di un inverno senza fine nascosta celata
nelle pieghe dell’anima, in agguato sempre

In quel pomeriggio di marzo seduti sul divano
l’uno accanto all’altra parlavano seri, il discorso
serio doloroso di una vita un brano di vita
un brandello strappato straziato dai denti
del cane, la vita, del lupo che nella casa s’aggira
nell’anima l’urlo del lupo
——————————–Parlavano seri
seduti comodi l’ora comoda il divano il pianto
dei suoi occhi, il fazzoletto l’asciuga umido
stretto nella mano piccola che attende piuttosto
la carezza il bacio, le dita piccole strette,
parlavano seri quando lei con gesto improvviso
inatteso nel di lui grembo affondò il volto,
nel fondo del grembo lo nascose e le braccia
lo cingevano, strette stringevano, il volto nascosto
i capelli lisci sparsi le mani le braccia
sottili strette e il silenzio carico di colore
quiete dolorosa
———————Le accarezzava i capelli, leggera
la mano sfiorava le dita penetravano
nella matassa morbida dolente e un senso
di dolente dolcezza nelle dita nell’anima
tesa l’anima
—————–quando lei ridendo alzò il viso
e gli occhi dopo il pianto brillavano ancora un poco
di pianto umidi, brillavano di luce più chiara
ridevano luminosi umidi nell’aria
umida fredda nel pomeriggio incerto luminosi
di speranza, forse, un momento di speranza fiducia
fiduciosa attesa nei giorni ancora lunghi,
giorni brevi notti lunghe, settimane lunghissime
dell’inverno

2
Lui la guardava in silenzio tenendole la mano
le due mani stupito del pianto del riso
del gesto, l’animo ancora stupito straziato
sperduto ancora nel bosco dove s’aggira il lupo
s’aggira si sperde l’esistenza, in silenzio
guardava gli occhi il riso il canto che negli occhi
vibrava ancora incerto un poco, umidi gli occhi,
ma il riso splendeva squillava sempre più limpido
forte, quegli occhi fatti per ridere, il pianto
non gli si addice, occhi piccoli limpidi, l’iride
di un colore oscuro limpido, s’allargano brillano
s’allarga il viso la bocca le labbra sottili
il cerchio sottile armonioso del volto s’allarga
nel riso di sempre
———————–fatta per la gioia, il sorriso
il riso il canto, sorriso riso limpido di adolescente
di ragazzina che corre pei prati verdi coglie
le margherite, ragazzina scherzosa festosa
che canta pei prati, s’alza nel prato lo squillo
del riso, il canto, il pianto come un canto,
un riso d’occhi ancor umidi occhi gonfi
di pianto fissi sperduti nel vuoto nel buio
della stanza ora che la sera è scesa, guardano
sperduti nel vuoto della vita, il passato il futuro
del presente il vuoto, lo strazio che perfido strazia
la fredda sera di marzo, la vita, strazia implacabile
la sera il giorno

3
Le disse ora tu credi che da oggi soltanto,
da ieri da un tempo fatto solo di giorni
di mesi forse, io ti penso ti seguo col pensiero,
con l’occhio della mente ripercorro i tuoi occhi
il volto il corpo, il giorno la notte ti seguo
lungo il sentiero sassoso contorto su cui la vita
ti spinge, le spine nei piedi nudi, piedi che attendono
la carezza il bacio, le spine confitte lo strazio,
straziante il bacio sui piedi la bocca
il bacio che brucia strazia
——————————–Tu credi che da oggi
da ieri soltanto cammino con te tenendoti
la mano le due mani, la vita allacciata
dal braccio, la mano sulla guancia posata leggera, le dita
le linee del volto percorrono ripercorrono,
disegnano ridisegnano il volto, il profilo che mai
potrò dimenticare mai potrò mai mai
dimenticare, il profilo del volto, il colore
degli occhi, il riso il pianto, il fuoco dell’anima,
il pianto il dolore
———————Cammino vicino lontano,
la distanza lo spazio, vicino lontano è lo stesso
ciò che penso sento è lo stesso, lontano più forte
più atroce il dolore strazia dilania l’anima,
il pensiero è più forte, il sentire, la presenza

4
Lei disse la mia vita è come una foglia staccata
secca, rotola sul sentiero sassoso
contorto tra le spine, rotola sospinta portata
dall’aria, un soffio basta a sospingermi perdermi
rotolarmi giù per la china, le pietre aguzze
spietate mi sfregiano il viso, le mani i piedi
il corpo, le spine nei piedi nudi lo strazio
delle spine aguzze lunghe confitte nei piedi
nel volto, nel corpo che nudo per la china rotola
verso il fondo buio
———————Se la tua mano mi afferra
mi stringe forte, le tue braccia mi stringono forte
mi cingono mi stringono, la vita afferrata
stretta dalle tue braccia, la mia vita che rotola
verso il fondo afferrata fermata sull’orlo
del pozzo buio
———————allora forse
————————————allora un senso di speranza
mi rinasce dentro, un filo esile sottile
di speranza, un seme di speranza rinasce ricresce,
per sempre forse, non oso pensarlo crederlo,
eppure lo spero lo voglio, essere me stessa,
ciò che nel fondo del mio essere sento
di poter essere, voglio, la ragazzina scherzosa
festosa che corre pei prati verdi coglie
le margherite, la donna che pensa sente, vuole
cantare vivere

5
Da quella sera è scomparsa, sparita svanita
nel buio della sera umida fredda, scomparsa
lungo la strada buia, da quella sera così intensa
forte lui non l’ha più vista sentita per giorni
e giorni settimane un tempo enorme vuoto
di attesa, pensieri tristi e dolci insieme,
tristezza dolcezza s’insegue nel pensiero
—————————————————-l’animo
che attende, sobbalza un poco quando il telefono squilla
il mattino, l’ora in cui chiamava, più tardi forse,
a mezzo mattino, a mezzo il giorno, nel pomeriggio
sul tardi quando di solito chiama, domani
chiamerà, dopodomani, domani ancora
forse chiamerà, verrà improvvisa come altre volte
sonando alla porta battendo, la vedi ritta dietro
improvvisa, sorride immobile ritta nel vano
della porta, improvvisa riappare, sorride ride
come se ieri si fossero incontrati, si fossero
salutati ieri, riappare scompare insistente
nel pensiero, presenza insistente triste dolce
perseguita di dolcezza tristezza il pensiero
l’attesa

6
Lei in giro per la città va viene sola
con altri, in giro col suo passo svelto inquieto
va viene, con la sua bicicletta gialla
e nera, la sua macchina nera e gialla in giro
per la città a guardar le vetrine desiderare
cose che costano, buone per la gente che ha soldi
che ruba i soldi ai poveri, desiderare vedere
con le amiche sottobraccio, farsi vedere
dagli uomini che guardano con occhi cupidi
occhi cupi brucianti di desiderio, in giro
con la macchina nera pei sobborghi la campagna a passare
il tempo vuoto, sempre troppo tempo ore lunghe
che non finiscono mai non viene mai sera,
la guida nervosa inquieta, il passo inquieto svelto
va viene, sola con altri
—————————-S’è fatta un amante
uno di quelli che mettono smettono donne
come giacche usate camicie usate logore,
prendono lasciano due tre per volta, tanto
ce n’è sempre un mucchio in giro che aspettano ammiccano
un mucchio di donne sole donne sposate
separate divorziate donne disperate
divorate dalla solitudine dal desiderio,
aspettano un uomo qualunque, ha lui il potere
di decidere scegliere, decide sceglie da secoli
da tempi remoti
———————Ora sta con quest’uomo, tanto
per averne uno illudersi di averlo raccontarlo
alle amiche, illudere ingannare il vuoto
che dentro la strazia, il morso rabbioso del cane
che nella casa vuota s’aggira, nel bosco deserto
il lupo
———Sta con quest’uomo
lo incontra ogni tanto, quando lui vuole quando
gli garba, lei o un’altra proprio non gl’importa,
sta bene così, dicono, benissimo mai
così bene, una linea perfetta, elegante
il vestito sempre, perfetto il trucco

7
Un giorno è ricomparsa un mattino all’ora sua solita
un suono breve discreto alla porta suono che senti
appena, improvvisa la vedi ritta snella nel vano
controluce, sorride ritta ferma nel vano, ti getta
le braccia la collo nasconde il viso nel petto nell’incavo
della spalla abbracciando stringendo forte,
il viso nascosto preme il petto, le braccia
strette al collo, stringono implorano, il viso
nascosto implora, il silenzio il gesto silenzioso

Seduti sul divano le dice forse non saprò mai
cosa sono per te, se un uomo un medico a cui
ricorri quando stai male, una medicina che prendi
di tempo in tempo, dolce forse amara, fa bene
fa male
———-se un uomo o un pupazzetto buono
triste che prendi lasci, porti con te a letto la sera
getti il mattino in un angolo della tua stanza

Lei dice se non ci fossi tu non vivrei, da tanto
sarei finita rotolando giù per la china,
non sarei qui oggi non c’è ragione non trovo
una sola ragione vera che basti a vivere
basti a resistere anche un giorno solo
vivere un giorno solo
————————–se tu non ci fossi
se non sapessi che esisti, che sai custodisci
la mia vita intera il mio errare il nulla che sono,
so di non essere, il segreto che tu solo conosci
custodisci porti con me
—————————-se tu non ci fossi
se non sapessi che esisti, il tuo pensiero tenace
per me, inflessibile, il soffrire con me il riso il pianto
inflessibile la speranza

8
È scomparsa, partita andata a vivere lontano
in un’altra città dove nessuno la conosce
nessuno la importuna la giudica, città lontana
grande anonima dov’è più facile esser nessuno,
facile non essere, là dove nessuno è, l’uomo
già sempre sperduto smarrito nelle strade
senza nome le piazze le case senza nome
l’uomo senza nome
————————Eppure gli giunge talvolta
una cartolina con la firma il suo nome, gli giunge
il segno il richiamo del nome, il grido, il nome
che forte chiama implora, il grido
——————————————–il nome che mai
potrà dimenticare mai potrà mai mai
dimenticare, neppure un giorno il pensiero il volto
neppure un’ora il profilo del volto, il sorriso il riso
il pianto, lo strazio di una vita intera, una vita
dilaniata straziata, i denti aguzzi del cane
che strappano straziano, ringhia il cane, la vita
il pianto, il sorriso negli occhi umidi, il riso
la ragazzina scherzosa festosa che corre
pei campi, coglie le margherite, corre canta
s’alza il canto nei campi, il pianto s’alza atroce
alto nei campi nella città nelle strade del mondo
dove il mondo piange l’uomo piange, d’essere
non essere piange ogni giorno l’uomo

Sul tema del viaggiatore
1
Nell’angolo l’uomo era una macchia livida,
di livore corroso, di livida piaga e percosse
livido il corpo l’animo, il treno nei campi
sbandava nella sera livida, nei campi di una sera
inutile lividi il treno e il viaggio, il mondo,
l’uomo nell’angolo in piaghe e livore, in colpi
di spada e randello contorto, e sprezzo
di mondo e fango, il viaggio inutile, in spasimo
contorto nei campi il treno il mondo

2
Nell’angolo l’uomo era una macchia d’abiti
livida, e piaghe e contorto spasimo di ginocchi,
di sangue macchia livida, la sera, l’animo
sanguina, il treno nei campi sperduto, in sangue
di sera livida e umiliazione in ginocchio
prostrato l’uomo e franto, e umiliazione al suolo,
di umiliazione franto e sangue del cuore, immobile
nei campi il treno il mondo, in polvere livida
di umiliazione e sangue il treno del mondo,
l’uomo al suolo franto, l’umiliato immobile
in polvere e sangue e livido sprezzo contorto,
poi che pavido ormai ha desistito ha lacerato
il velo l’inganno

3
Nell’angolo l’uomo era un fardello d’abiti
lacero, livido vuoto fardello di cose e mondo,
e viaggi inutili nel treno livido inutile,
sperso immobile nei campi il treno,
l’uomo nell’angolo un fardello livido, lacero
l’animo l’essere, si contorce e consuma
d’inconsistenza l’umiliato, il fardello
greve del nulla che consuma la sera
in sangue livido, l’uomo in sangue e livore
di umiliazione e nulla consunto nell’angolo,
poi che pavido ha desistito, ha lacerato
il velo livido

4
Nell’angolo l’uomo era un fardello di cose
inutili, cose lacere livide
macchie livide livore di cose che
non sono, nell’angolo l’uomo non era
se non uno spasimo d’essere, là dove
l’essere spasima d’essere, e il treno nei campi
livido nel livido, immobile inutile
nei campi inutili, il treno delle cose
che non sono, il mondo livido inutile
delle cose che non sono, nell’angolo
era uno spasimo di non essere, là dove
di non essere il non essere spasima,
dove non l’angolo né il dove ma
di non essere lo spasimo

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