Nicola
ROMANO

Nicola Romano è nato nel 1946 a Palermo, dove è scomparso nel 2022. Ha pubblicato le raccolte di poesia: I faraglioni della mente (Vittorietti, 1983), Amori con la luna (La bottega di Hefesto, 1985, prefazione di Bent Parodi), Tonfi (Il Vertice, 1986), Visibilità discreta (Edizioni del Leone, 1989, prefazione di Lucio Zinna), Estremo niente (Il Messaggio, 1992, nota di Melo Freni), Fescennino per Palermo (Ila Palma, 1993), Questioni d’anima (Bastogi, 1995, prefazione di Aldo Gerbino), Elogio de los labios (Carlos Vitale, 1995), Malva e Linosa (haiku, La Centona, 1996, prefazione di Dante Maffìa), Bagagli smarriti (Scettro del Re, 2000, prefazione di Fabio Scotto), Tocchi e rintocchi (Quaderni di Arenaria, 2003, prefazione di Sebastiano Saglimbeni), Gobba a levante (Pungitopo, 2011, prefazione di Paolo Ruffilli), Voragini ed appigli (Pungitopo, 2016, prefazione di Giorgio Linguaglossa), Birilli (Edizioni dell’Angelo, 2016, con incisione di Girolamo Russo), Al centro della piena (Il ramo e la foglia, prefazione di Neria De Giovanni). È curatore della collana di poesie dell’editrice Spazio Cultura. Suoi testi hanno trovato traduzione in esperanto e su riviste spagnole, irlandesi e romene. Nel 1984 l’Unicef ha adottato un suo testo come poesia ufficiale per una manifestazione sull’infanzia nel mondo.

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POESIE

da VISIBILITÀ DISCRETA

Ne jetez aucun object par la fenêtre
Questo treno che non sgalleria
buca sonni di nuvole carbone
Senza spazio è il domani
dentro una cavità senza memorie
dove più cupo
è il sibilo del volo

Altrove si radunano campane
per annodare gli orli
ad un tramonto

E il tempo sa d’ingombro
e di pietraia
d’angoscia ripiegata
in un bagaglio
Sul vetro qualche goccia
il tuo profilo
e un passeggero accanto
senza nome

Ne pas se pencher au dehors
Non puoi inchiodare
il vento ad una panca
se sporgersi è una voglia che matura
su balze di ringhiere
e smarrimenti
per mordere i velami
dell’ignoto

Nell’oltre
già si sforza la ragione
in simmetria
col vuoto del mio cielo

Che senso avrebbe
il cuore e la rotaia
se non tentassi
oltre la tua assenza
un viaggio al meridione dei silenzi
per assegnarti un ruolo al mio delirio

da QUESTIONI D’ANIMA

Domenica mattina
A nulla serve chiedersi
perché a giugno piove
se da sempre soggiaci agli eventi
che impavidi giungono e acerbi
sul volto che attende i colori
degli aquiloni alti e di magnolie

L’unica certezza da scontare
è in questa domenica mattina
pigra come una barca a sciabordare
dove fedele a un tratto consueto
il passo scende immemore e scompare
tra l’odore di sugo per le scale

per poi tornare indietro naufragando
sulle ultime notizie del Corriere

Questioni d’anima
A un certo punto – sai – esattamente al punto
in cui i tuoi anni sono ruote di carro sopra i sassi
e i sogni d’una volta sono meduse
che sgonfiano se tolte al loro mare
all’anima non torna altra fortuna
che caricarsi il mondo e la sua pena
e senza più anticorpi si consuma
gli strazi delle guerre pur lontane, gli orrori
(le paturnie universali), il groppo degli amici, il cielo nero,
le sorti più vicine e tutto quanto
avventa il fiato e innesca un’altra pena
e a un certo punto – sai – esattamente al punto
in cui i tuoi anni sanno di barche spinte sulla sabbia
all’anima non corre altra ventura
che assumere del tempo la sua pena
e nuda di corteccia si consuma
i resti dei notturni devastati, l’orda incivile
e la logica che scade dentro ad un putiferio di stagioni
e a un certo punto – sai – per dire
che hai deciso un solo istante,
vorresti poi morire a mezzogiorno
per non subire almeno
quell’ultimo tramonto

da BAGAGLI SMARRITI

Pomeriggio a Dublino
La pioggia si univa compatta alle acque del Liffey,
———le nubi giravano basse scurando il meriggio
dei ponti che tagliano odori di vento e di muffa.
———Strisciando sui muri l’amico sembrava sicuro
di scendere ai lunghi giardini di O’Connell street,
———ma il giro tornava alle stesse vetrine appannate
pestando i riflessi a colori dei neon precoci,
———la strada era un fondo di calice appena bevuto,
il cielo un ammasso di piume sui bianchi abbaini.
———Piaceva sentirsi smarriti tra foglie marcite,
le guglie incrociavano voli di uccelli tardivi,
———i bar fabbricavano aloni di tazze fumanti.
Di sera un concerto di versi pagò l’avventura,
———qualcuno spiegava a intervalli le nostre concioni
e forse un inconscio bisogno ci prese la mente
———se in casa di amici intonammo poi Vitti ‘na crozza

Giant’s causeway
Alla costa dei giganti
il vento piegava le ossa
spingeva le acque a levante
e le ciglia turbava
col salmastro
Scendemmo alla costa
da un picco sperduto
(fornito di home braking and tea)
che rapido si volse
al fuoco di Maeve e delle fate
danzanti dentro cerchi di basalto

Poi nella celtica sera
si sposarono
lune normanne

da TOCCHI E RINTOCCHI

Rimetti a me Signore
se spesso non accorro
alla tua mensa
ma sappi che io vivo
la tua malinconia
ti parlo
con la voce dei miei occhi
come a una sedia vuota
accanto al fuoco
nel mondo anch’io trafitto nel costato
le mie iniziali
incise alla tua croce
Rimetti a me Signore
se alcune volte sbaglio
perfino il play back
d’una preghiera

***
Senza più porti
sembra questa nave
lasciata al caracollo
negli umidi deserti
dove si fanno scuri
i fortunali
Ricorderemo
brulicanti approdi
e il cigolio di ferri
sopra il molo
se adesso senza sponde
è la distesa
e stanchi gli occhi
di contare stelle

da GOBBA A LEVANTE

Parole
Meglio niente che poco
quando l’istinto soffre
e si raggela come un cuore
spedito ad un trapianto
Poi che perdute sono le parole
nel secchio oscuro
delle incomprensioni
meglio amare le rose
e l’alba che ci sveglia ancora illesi
dal continuo sconquasso di giornate
Poche e rare parole
a volte una soltanto
per allentare i ceppi alle inferriate
per riportare il vuoto dei sospiri
in un cesto di sillabe pensate

Ogni tanto qualcuno
È bello smarrirsi
una sera d’estate
in un bicchiere di vino
ingroppare le stelle
sulla cresta del monte
e stiparsi negli occhi
una canèa di cicale
e uno stormo di bimbi lasciati
alla deriva sui prati
Chi è morto
voleva restare
a guardare la scena
e confondere vino e tramonti
in un rossore carnale
ma ogni tanto qualcuno si perde
nel tempo che porta a ingroppare
altre lune altre stelle

da VORAGINI ED APPIGLI

Ti scelgo e t’assaporo
nella notte ialina
come spicchio succoso
e ti carezzo l’orlo
opaco e venerino
Hai nel pube un diamante
che coglierò ansimante
con le mani furtive
e un impeto discreto
e mi dirai che è dolce
giocare a darsi amore
tra sussurri sgualciti
tu nonostante Luna

***
Il tempo d’un buongiorno
già pigola un trambusto
e sfogli previsioni
sui guadi di giornata
metti in fila i percorsi
per non trovarti alfine
lucertola che svia
scorri attento gli appunti
segnati a marginalia
mentre giunge un vagone
di tegole inattese
e comprendi che è l’ora
d’andare verso il mare
per sorprendere l’onda
che stuzzica i pontili

***
Girano per le strade
non uomini ma storie
sottaciute e serrate
nel caveau d’uno sguardo:
dici buongiorno al tizio
che mastica un dolore
ringrazi la commessa
da ieri innamorata
cedi il passo a un signore
che sta in lista d’attesa
ti porge uno scontrino
chi tribola un affanno
e non sapremo mai
i dardi o i sonagli
nelle tasche del cuore
se sono tutte storie
quelle che attraversano
che si urtano nei tram
o che in silenzio passano
dal sotto dei balconi

TRADUZIONI

The magic of the shadow
From this vein sucked of winter
where the rain
———————–is lymphe of my sky
i shall speak to you of the magic of the shadow
which makes dull the melancoly
and still alcove plundered to time
in which a madness of love finds refuge
Shadow which is silent
———————–to the rolling of the heart
confused in the midle of angels and hawks
shadow which changes near and far away
dark sister of the mute forms
as trip
———————–whitout a word
shadow which shouts the nothingness and undoes it
in geometries of beasts
———————–and sky-scrapers
den of wind long to memory
whip which closes eyelids to the thinking
Shadow of honey
———————–spread on the sighs
tender like the lovers visper
tongue of vergin moon on the lighthouse
curved on the falling night
(traduzione di Ann Mc Kay)

Cada tanto alguien
Es hermoso extraviarse
una tarde de verano
en un vaso de vino
cabalgar las estrellas
sobre la cresta del monte
y apiñarse en los ojos
una jauría de cigarras
y una bandada de niños dejados
a la deriva sobre los prados
Quien está muerto
querìa permanecer
mirando la escena
y confundir vino y ocasos
en un rubor carnal

pero cada tanto alguien se pierde
en el tiempo quel lleva a cabalgar
otras lunas otras estrellas
(traduzione di Carlos Vitale)

Eclipsa pierdută
Se opreşte
la hotarele oprei
o îndoială de eclipsă pierdută
Scara
îi răsfoieşte greşit adresa
și caută ocazii pe cer
pipăind spaţiile
(o zi la mare
o plăteşti pe autostradă)
dar in ulţimul pătrar
printre flăcări şi rîpe
face inventarul greşit
din motive stelare
(traduzione di Petre Dinu Marcel)

Pour une Pâque
Retourne le premier temps
sur les attentes turgescents
l’âme tombe seule
l’aube sur les canaux
et un souffle lent
il connaît la gloire et la paix

Est-ce que j’irai imiter
la voile qui s’abborde
sur la mer de genêts
ou la pie sur le mur
qui se déplie tout à coup
la blancheur du pommier?

Je vais me mettre sur les routes
de pollen courant
en gagnant la lumière
pour la lueur du cœur
(traduzione di Lina Partamian)

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