Bartolo
CATTAFI

Bartolo Cattafi è nato a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, nel 1922. È vissuto a Milano, dove è morto nel 1979. Le sue raccolte di versi: Nel centro della mano (1951), Partenza da Greenwich (1955), Le mosche del meriggio (1958), Qualcosa di preciso (1961), L’osso, l’anima (1964), L’aria secca del fuoco (1972), Il buio (1973), La discesa al trono (1975), Marzo e le sue idi (1977), Poesie scelte 1946-1973 (a cura di Giovanni Raboni, 1978), L’allodola ottobrina (1979), Chiromanzia d’inverno (1983), Segni (1986), Poesie (1990 e 2001), Occhio e oggetto precisi – Poesie 1972-’73 (1998).

https://it.wikipedia.org/wiki/Bartolo_Cattafi

http://www.bartolocattafi.it/

POESIE

da POESIE

Gesto
Non è vero che non successe nulla
quando tirasti fuori la mano dalla tasca
e a braccio teso tagliasti
l’aria
da sinistra a destra
dall’alto verso il basso
successe che a braccio teso
tagliasti l’aria
e ciò ebbe il suoi peso
l’aria non è più come prima
è tagliata.

Antracite
Fabbriche e treni perdono lucore,
invecchiano, sbiadiscono col tempo,
sconfinano nel bigio della nebbia.
L’antracite perdura, abbasso, nera,
fragile, dura, riflessi di metallo,
terra chiusa e remota
a lumi spenti.
Ne intendo i segni, i cippi calcinati del confine,
l’ala del fossile confitta sulla costa
le mani rattrappite dei compagni
naufraghi morti nel golfo senza mare.
Può darsi avvenga domani un altro rogo
non l’aperta l’allegra combustione
che macchia l’aria di fumo e d’amaranto,
la soffocante perdita dell’anima
noi incastrati nell’ombra.
Penso alla pioggia,
alla cenere,
al silenzio
che l’uragano lascia amalgamati
nella vergine lapide di melma
dove drappelli d’uomini e di bestie
verranno ancora a imprimere
un transito nel mondo,
all’alba ignari
sul nero cuore del mondo.

Tabula rasa
D’accordo, amore.
Espungiamo dal testo perle d’acqua
su petali, le frange estese,
le bolle schiuma.
Le cose lietamente necessarie.
Togliamo anche
l’acqua l’aria il pane.
Giunti all’osso buttiamo
fuori dalla vita
l’osso, l’anima,
per credere alla tua
tabula che mai
avrà l’icona,
l’idolo,
la cara calamita?

Apertura d’ali
E l’apertura d’ali?
Essa varia; ve n’è
di micron, di centimetri, di metri.
Dipende dal modello, dalla materia,
dalla forza motrice; il motivo,
la quota da raggiungere.
Ripiegate, richiuse, accantonate
sotto un serto verdissimo, nell’Eden
pasto a tarme felici;
oppure sottoghiaccio coi relitti, ossa
regali, mammut, mosche spente
in fondo all’ombra del tempo.
Camminammo più a lungo che potemmo,
spesso vedemmo, alto nella memoria, doloroso,
un bianco stormo di brandelli…
(appena un gioco, un aiuto, una finzione
se sulla scena del deserto il fuoco
s’apprende alla pelle delle prede
se il gelo aggruma nomi disumani).
Un battito d’ali su per le vaste
pareti della memoria non ci sottrae
all’ombre che ci seguono;
la iena, il lupo, gli angeli
abietti dall’obliquo incedere.

Sulla testa di tutti
Colpi di mano, sonni, soprassalti,
monotone manovre.
Quando qualcuno ci porta notizie
le chiudiamo in busta,
passiamo le linee nottetempo,
le vendiamo al nemico.
A sua volta qualcuno dei nemici
compie il cammino inverso,
parla coi nostri,
disputa sul peso
contratta il prezzo della nostra testa.
Non capita nulla non succede
un giudizio per nessuno,
sulla testa di tutti pende qualcosa.

Fantasima
Tu che t’infili nel letto insieme a me
per far baldoria
fantasima con piedi
ascelle ed altro non lavati
non esorcizzati
hai l’odore e l’osceno
profilo della memoria.

Moristi nel marzo ventidue
Moristi nel marzo ventidue
non ti conobbi nacqui
quattro mesi dopo
per te lontano inerte sconosciuto
la mia pietà s’inceppa
un amore astratto
mi mette in moto fredde fantasie
parto dalle zone scure della foto
occhi baffi capelli color seppia.

Perderci la vita
Perderci la vita
battendo quel solo chiodo
estendendo il dominio a quel centimetro
là concentrandolo
sprofondare
fare l’abisso con le proprie mani
spezzettare in atomi
molecole
rompere anche gli atomi
la polvere che resta sulle dita
ti segna in eterno
indossa guanti
metti le mani in tasca
tagliati le mani.

Torna in alto